Autoproduzione, biologico, energie
rinnovabili, condivisione, relazione, riclico. Tutto questo è
Descrescita Felice. Il principio base è rallentare la crescita
economica per favorire una crescita delle relazioni, una crescita
umana.
Il mito della crescita economica ha
spinto l'uomo a dedicare al lavoro più tempo di quanto ne dedichi al
resto delle cose che lo riguardano.
Purtroppo per lui, uno dei suoi bisogni
fondamentali è quello relazionale. Quale animale sociale ha bisogno
del resto del branco. Ha provato per tanto tempo a colmare i vuoti
comprando cose, ma queste costano sempre di più, ormai deve lavorare
tanto da non avere più una vita relazionale.
La Decrescita Felice è un movimento
che si oppone agli assurdi principi di un'economia basata sulla
crescita della produzione delle merci. Consumare meno per consumare
meglio. Oggi più che mai il consumo rappresenta un'area esperenziale
dove l'individuo, disorientato dall'individualità della società,
realizza sé stesso.
Il PIL, indice della crescita
economica, non è più rappresentativo del tasso di benessere.
L'economista Easterlin ha dimostrato, attraverso la sua teoria del
paradosso della felicità, come l'aumento di ricchezza sia parallelo
all'aumento della felicità solo fino a un certo livello, oltre il
quale le due variabili diventano inversamente proporzionali.
Abbiamo, dunque, bisogno di un nuovo
indicatore del benessere. Il BES (Benessere Equo e Sostenibile) è un
progetto sviluppato da CNEL e ISTAT, un nuovo indicatore basato sul
principio che lo sviluppo della società vada valutato non solo in
base a fattori economici, ma anche socio-ambientali e spostando
l'attenzione dalla ricchezza alla distribuzione della ricchezza.
Sono 12 le dimensioni rilevate: salute;
istruzione e formazione; lavoro e conciliazione tempi di vita;
benessere economico, relazioni sociali; politica e istituzioni;
sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale;
ambiente; ricerca e innovazione, qualità dei servizi.
Leggendo il rapporto 2013 (scarica il pdf) si ha un'immagine ben dettagliata del nostro Paese. Ciò che ci
interessa particolarmente in questa sede è come l'Italia sia uno dei
Paesi OCSE con il più basso tasso di fiducia verso il prossimo.
D'altra parte è vero anche che lo stesso Paese è caratterizzato da
reti familiari molto forti, ma
"un Paese con un problema di scarsa fiducia tra i cittadini può incontrare maggiori difficoltà a creare le condizioni per una vita economica e sociale pienamente soddisfacente" (pag. 9 Rapporto BES 2013)
E'
necessaria un'inversione di rotta, cambiare le nostre abitutidini e
le nostre esigenze per vivere bene in una società nuova.
In
un certo senso la crisi economica ci ha costretto in questo, c'è chi
parla di "funzione maieutica".
Abbiamo riscoperto l'orto nel giardino di casa e le cene con gli
amici in terrazzo piuttosto che il ristorante alla moda. A causa dei
continui aumenti della benzina siamo tornati in sella alle nostre
biciclette, o abbiamo scoperto che viaggiare in macchina con gli
altri è più divertente. "Usa e getta" è diventato
"ricliclato", "mio e tuo" lasciano il posto a
"sharing",
le zucchine a dicembre sono state sostituite con gli i porri a
settembre e i pomodori a giugno, comprati in qualche mercatino della
terra sicuramente bio e a km0.
I
nuovi consumatori (o post-consumatori, o political
consumers, come preferite),
stanno "lottando" per tutto questo, per istiuzionalizzare
le nuove tendenze, che nate da sacrifici, hanno dato vita a "non
nuove" buone abitutidini. Intendono riappropriarsi di ciò che
l'economia e le aspirazioni di ricchezza ci hanno privato.
Claudio
Claudio
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