martedì 1 ottobre 2013

Chiedimi se sono felice

Autoproduzione, biologico, energie rinnovabili, condivisione, relazione, riclico. Tutto questo è Descrescita Felice. Il principio base è rallentare la crescita economica per favorire una crescita delle relazioni, una crescita umana.
Il mito della crescita economica ha spinto l'uomo a dedicare al lavoro più tempo di quanto ne dedichi al resto delle cose che lo riguardano.
Purtroppo per lui, uno dei suoi bisogni fondamentali è quello relazionale. Quale animale sociale ha bisogno del resto del branco. Ha provato per tanto tempo a colmare i vuoti comprando cose, ma queste costano sempre di più, ormai deve lavorare tanto da non avere più una vita relazionale.

La Decrescita Felice è un movimento che si oppone agli assurdi principi di un'economia basata sulla crescita della produzione delle merci. Consumare meno per consumare meglio. Oggi più che mai il consumo rappresenta un'area esperenziale dove l'individuo, disorientato dall'individualità della società, realizza sé stesso.

Il PIL, indice della crescita economica, non è più rappresentativo del tasso di benessere. L'economista Easterlin ha dimostrato, attraverso la sua teoria del paradosso della felicità, come l'aumento di ricchezza sia parallelo all'aumento della felicità solo fino a un certo livello, oltre il quale le due variabili diventano inversamente proporzionali.
Abbiamo, dunque, bisogno di un nuovo indicatore del benessere. Il BES (Benessere Equo e Sostenibile) è un progetto sviluppato da CNEL e ISTAT, un nuovo indicatore basato sul principio che lo sviluppo della società vada valutato non solo in base a fattori economici, ma anche socio-ambientali e spostando l'attenzione dalla ricchezza alla distribuzione della ricchezza.
Sono 12 le dimensioni rilevate: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione tempi di vita; benessere economico, relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; ricerca e innovazione, qualità dei servizi.
Leggendo il rapporto 2013 (scarica il pdf) si ha un'immagine ben dettagliata del nostro Paese. Ciò che ci interessa particolarmente in questa sede è come l'Italia sia uno dei Paesi OCSE con il più basso tasso di fiducia verso il prossimo. D'altra parte è vero anche che lo stesso Paese è caratterizzato da reti familiari molto forti, ma
"un Paese con un problema di scarsa fiducia tra i cittadini può incontrare maggiori difficoltà a creare le condizioni per una vita economica e sociale pienamente soddisfacente" (pag. 9 Rapporto BES 2013)
E' necessaria un'inversione di rotta, cambiare le nostre abitutidini e le nostre esigenze per vivere bene in una società nuova.

In un certo senso la crisi economica ci ha costretto in questo, c'è chi parla di "funzione maieutica". Abbiamo riscoperto l'orto nel giardino di casa e le cene con gli amici in terrazzo piuttosto che il ristorante alla moda. A causa dei continui aumenti della benzina siamo tornati in sella alle nostre biciclette, o abbiamo scoperto che viaggiare in macchina con gli altri è più divertente. "Usa e getta" è diventato "ricliclato", "mio e tuo" lasciano il posto a "sharing", le zucchine a dicembre sono state sostituite con gli i porri a settembre e i pomodori a giugno, comprati in qualche mercatino della terra sicuramente bio e a km0.


I nuovi consumatori (o post-consumatori, o political consumers, come preferite), stanno "lottando" per tutto questo, per istiuzionalizzare le nuove tendenze, che nate da sacrifici, hanno dato vita a "non nuove" buone abitutidini. Intendono riappropriarsi di ciò che l'economia e le aspirazioni di ricchezza ci hanno privato.

Claudio

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