martedì 3 giugno 2014

Eco vacanze in Italia

Se non avete ancora prenotato le vostre vacanze estive ho il link che fa per voi.

EcoWorldHotel è un network alberghiero che vi permette ti selezionare la soluzione più green per le vostre vacanze in Italia. La scelta è ampia è riguarda hotel, alberghi diffusi, agriturismi e quant'altro. EcoWorldHotel offre un efficiente e affidabile motore di ricerca per soluzioni alberghiere ecosostenibili.

Il progetto si basa su delle "eco foglie" che un po' come le classiche "stelle" danno un'indicazione sulla qualità della struttura e del servizio, ma dal punto di visto della sostenibilità. 

La rete EcoWorld promuove tra le strutture affiliate buone pratiche di risparmio energetico e soprattutto promuove tra gli ospiti una forma di turismo sostenibile. 

Dando uno sguardo al link troverete tutte le informazioni necessarie che vi convinceranno a dare una piega più green alle vostre vacanze. Chi non ha bisogno di essere convinto inizi a preparare le valige, con un click la camera è prenotata.


Buone vacanze 

Claudio 

sabato 3 maggio 2014

L'orto sul tetto


Non tutti sanno che in Via Gandusio, nel quartiere San Donato di Bologna a due passi dal B.U.C.O. su due dei tetti più alti della via stanno crescendo piantine di cavoli e radicchi. Alzando in naso all’insù all’altezza dei numeri civici 6 e 12 si possono notare delle piante che fanno capolino dal parapetto del terrazzo al 10° piano. Quello che accade lì su è un progetto gestito da Biodivercity, un’associazione nata nel 2005 dall’unione delle forze di alcuni studenti e ricercatori dell’ex Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna.

Il progetto iniziò nel 2011 sul numero 10 di Via Gandusio con un sistema idroponico e l’utilizzo di bottiglie di plastica riciclate. Dopo diverse lamentele di alcuni condomini il primo orto è stato abbandonato ma non l’idea di offrire ai condomini di Via Gandusio un posto nuovo dove poter coltivare il proprio cibo e soprattutto socializzare. Grazie ad altri fondi del Comune di Bologna nel 2012 il progetto si sposta sui numeri civici 6 e 12 dove tuttora, anche dopo la fine dei fondi e del progetto, i condomini continuano a curare il loro orto-tetto creando momenti di socializzazione e eventi musicali aperti ai cittadini. E’ nata una vera e propria minicomunità che, organizzata in turni, si prende cura delle coltivazioni e raccoglie i rifiuti organici del palazzo per riciclarli nel proprio macchinario per il compostaggio. Spesso la produzione eccede la richiesta e i prodotti “del tetto” vengono distribuiti tra quei condomini che per un motivo o per un altro non possono partecipare praticamente alla cura dell’orto.


Un progetto con un incredibile valore sociale oltre che pratico. In una zona da sempre affetta da un forte degrado come San Donato risultati come quelli ottenuti da questo progetto pongono forti basi per un solido substrato sociale che sarà sicuramente in grado di sconfiggere le difficoltà e riappropriarsi del proprio quartiere per rendergli l’onore che merita.

Claudio

domenica 6 aprile 2014

Do you have a bike?

Do you have a bike?
Il campus dell'Università di Copenaghen
Questa è sicuramente la domanda più frequente per chi è nuovo in città.

Non conta da dove vieni, quanti anni hai, cosa studi...quello che agli exchange students, appena arrivati per il nuovo semestre, interessa veramente è dove hai comprato la tua bicicletta.
Perché questo è il requisito fondamentale per vivere a Copenhagen e nessuno, anche i più inizialmente scettici, sembra poterne fare a meno.
Appena arrivata, a fine gennaio, mi ci sono voluti solo pochi giorni per capire che la ricerca doveva iniziare al più presto anche per me: interi parcheggi, corsie preferenziali, accessori di ogni tipo, decine di blog, siti internet, gruppi Facebook..solo per biciclette.

I Danesi amano molto stare all'aria aperta e non importa se fa freddo, nevica o piove, nessuno rinuncia a muoversi su due ruote e la macchina è quasi un lusso, del tutto superfluo; le automobili in giro per la città sono pochissime e durante il week end sembra di vivere in un paesino di provincia più che in una capitale europea: la quiete, la calma e il silenzio dati dall'assenza di macchine è quasi sorprendente e non può che lasciare a bocca aperta chi, come noi, è quasi dipendente dalle auto.
Inoltre, un sistema di tassazione molto aspro disincentiva il loro acquisto e mantenimento, la benzina è molto cara così come l'assicurazione.
I mezzi di trasporto pubblici per quanto efficientissimi, puntuali e diversificati, sono molto dispendiosi e, paradossalmente, sono dotati di ingressi e posti speciali per chi è in bici: è possibile infatti caricare le proprie biciclette su autobus, treni e metro, pagando il prezzo di un solo biglietto.
Lunghe camminate a parte, la bicicletta è dunque l'unico vero modo di sposarsi in città, ed è alla portata di tutti: dalla casalinga, alla signora anziana, al manager in giacca e cravatta.

Tantissime sono le regole a cui i ciclisti devono sottostare, ma altrettanti sono i loro diritti: a fianco di ogni carreggiata di qualsiasi strada si trova la pista ciclabile, con tanto di semaforo preferenziale e attraversamenti appositi.
Segnali per indicare la propria traettoria sono indispensabili, altrimenti c'è il rischio di incidenti o anche peggio di venire insultati (un insulto in danese suona ancora più cattivo!).
Guidare una bicicletta è l'esatto equivalente di guidare un automobile in Italia e le stesse preoccupazioni che ho provato i primi giorni qui sono le stesse identiche provate a casa durante il primo viaggio in macchina da neopatentata.

La pompa per gonfiare la bicicletta appena fuori dalla biblioteca
La sottoscritta, arrivata con una tormenta di neve, dopo i primi giorni di negazione e rifiuto, ha ceduto ed è partita alla caccia alla bici perfetta.
Dopo due mesi esatti dalla mia partenza, non potrei più fare a meno della mia fidata compagna che mi guida tutti i giorni all'università e durante le serate tra amici, affrontando qualsiasi intemperia.
Perché è vero, dopo qualche raffreddore e un mare di parolacce, ci si abitua davvero e sembra poi impossibile abbandonare una pratica cosi salutare.
Per chi mi conosce, sa che rappresento perfettamente “l'anti-sport”, ma passate le prime sudate dei primi giorni, ora pedalare per 20 o 30 minuti è un'abitudine piacevole; ho la fortuna di abitare vicino al lago Sortedams e spesso mi ritrovo a dire l'improbabile (per me) frase “ho voglia di farmi una biciclettata sul lago!”, nonostante i consueti 5 gradi.

No, non sono impazzita: è che la vita su due ruote a Copenhagen è uno stile di vita green e divertente che contagia proprio tutti.

Costanza

martedì 4 marzo 2014

Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità

La notte del 29 giugno 2004 Palermo viene ricoperta di adesivi che riportano questa frase. La popolazione non ha idea di chi possa essere l’autore di questo attacchinaggio estremo, ed è incuriosita, tanto dalla misteriosità tanto dall'oggetto di questa protesta silenziosa. Certo i palermitani non si sarebbero mai immaginati che gli ideatori di questo atto potessero essere dei ragazzi poco più che ventenni. La storia di Addiopizzo nasce così. Sono passati dieci anni, e quello che sembrava un’idea irrealizzabile di un gruppo di giovani e diventato uno dei movimenti più importanti della lotta all’estorsione. A Palermo, e in gran parte della Sicilia, il pizzo è una realtà tanto radicata da sembrare “normale”, e anche se nessuno ne aveva ancora parlato, tutti sanno bene come funziona: ogni esercizio commerciale che ottiene un buon fatturato, se non è “raccomandato”, deve pagare il pizzo, altrimenti guai. Quello su cui la gente non riflette è che il pizzo, indirettamente, inconsapevolmente e soprattutto involontariamente, lo paghiamo un po’ tutti, ogni volta che acquistiamo qualcosa in questi negozi, che in un modo o nell’altro dovranno pur recuperare il quid pluris richiesto da certi gentiluomini. Per la Procura di Palermo, l’80% dei commercianti di Palermo paga il pizzo, la media regionale si attesta sul 70% . Il pizzo rappresenta solo il 16% dei guadagni illegali della mafia, a cui tutti contribuiamo. Addiopizzo ha cominciato con un adesivo 10 anni fa, e ha continuato, lanciando la sua campagna più importante: Contro il pizzo cambia i consumi . Si ha così il primo tipo di Consumo Critico legato all’estorsione: i consumatori decidono di orientare i propri consumi verso un'economia legale, premiando coloro che si oppongono al racket. Oggi le imprese e i negozi “pizzo-free” sono 845 a Palermo e provincia e i consumatori che li sostengono sono più di diecimila. Si tratta di un enorme risultato, che cresce giornalmente. Il vecchio detto “l’unione fa la forza” non è mai stato più azzeccato: i commercianti non si sentono più soli davanti all’ombra minacciosa della mafia, e decidono coraggiosamente di denunciare i loro estorsori, che non potranno mai vendicarsi su tutti. Non a caso è stata scelta come figura simbolo del comitato quella di Libero Grassi, imprenditore siciliano ucciso da cosa nostra per essersi opposto da solo ad una richiesta di pizzo. Il comitato ha redatto una mappa “pizzo-free” che riporta tutti gli esercizi commerciali aderenti, che si contraddistinguono proprio per l’adesivo con il logo di Addiopizzo, un simbolo che aiuta il consumatore critico a riconoscere il negozio “libero”. A partire dal processo Gotha, che vede tra gli imputati presunti alleati di Bernardo Provenzano, il movimento ha deciso di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia e estorsione, assistendo anche tutti i commercianti vittime di racket che prendono parte ai processi. Un grande sostenitore dei ragazzi di Addiopizzo è Pif, che dopo aver parlato del Comitato nelle sue puntate del Testimone , ha deciso di farsi aiutare da loro nella realizzazione del suo film “La mafia uccide solo d’estate”. Addiopizzo ha insegnato ai siciliani che insieme, alzando la voce, i potenti si possono allontanare, e che 

 “Un intero popolo che si ribella al pizzo è un popolo Libero”.

Flavia Amoroso

venerdì 7 febbraio 2014

Intervista a Marina Girardi

Cantastoriessa, pittrice ed illustratrice, disegnatrice di fumetti sulle due ruote: Marina Girardi ci racconta il suo iter artistico pedalata dopo pedalata!






Il Blog di Marina :
 www.magira.altervista.org/

Seguite il progetto  "NOMADISEGNI" di Marina Girardi che 
insieme a Rocco Lombardi <<sono in viaggio di storie nascoste dentro al paesaggio>> :
http://www.magira.altervista.org/category/nomadisegni/



giovedì 6 febbraio 2014

Keep calm and fold your bike

Quando decidiamo di comprare una bici il primo dilemma è: rubata o non rubata?

Soprattutto nelle città universitarie il furto di biciclette è quasi un costume, non ci si meraviglia se non si trova più la bici legata al palo sotto casa e non ci si sente in colpa a comprarla per strada da loschi individui.



Il mercato nero della bici è autoalimentato “non mi compro una bici nuova perché me la rubano sicuro quindi me la compro rubata per pochi soldi e me la ricompro quando me la ruberanno” il ragionamento non fa una piega dal punto di vista logico, ma idealmente? Comprare bici rubate è un po’ come rubarle.

La precarietà delle bici comprate in strada dissuade anche dagli investimenti in manutenzione, ci si ritrova quindi con dei ferrivecchi che sono a terra 3 mattine su 4 e che ci fanno vivere emozioni forti ogni volta che freniamo.

Gli stessi motivi spingono i meno amanti dei pedali a non convertirsi alla bicicletta.

Una valida soluzione è la bicicletta pieghevole. Nonostante sia da poco tempo che questa bicicletta speciale ha conquistato le nostre strade ha una storia molto lunga.

Nasce durante la seconda metà dell’800, è tanto vecchia da aver fatto la guerra. Gli eserciti europei erano infatti dotati di questi magici velocipedi. In Italia fu la Bianchi a vincere l’appalto e a fornire i nostri bersaglieri di leggere biciclette da portare in spalla.



Negli anni ’70 iniziano a spuntare delle piccole biciclette con un cardine a metà telaio, erano le Grazielle di Rinaldo Donzelli. In realtà ne sono piene le città, sono vecchie e in genere portano a cavallo degli studenti squattrinati ma personalmente mi sono stupito quando ho scoperto che erano delle antenate delle folding bicycle.

Oggi la scelta è enorme abbiamo diversi produttori, dai modelli semplici per chi preferisce spendere poco a quelli avanzati per i veri patiti.

I motivi per convertirsi al pieghevole sono innumerevoli:

La bici pieghevole non si ruba! Arrivato a destinazione la pieghi la monti in spalla e la porti con te in casa, ufficio o al ristorante.

La bici pieghevole è comoda. Ha le marce, un sellino confortevole, puoi riempirla di accessori salvavita come le luci o il campanello e soprattutto FREEEEENA!!!

E’ trasportabile. Oltre che averla sotto mano mentre sei in fila alle poste la puoi caricare su un qualsiasi treno o bus come fosse un borsone e partire per un week end a Torino o andare al mare Gallipoli. La bici pieghevole è quello che ti manca per fare ecoturismo.

Inoltre un motivo fondamentale è che la bici pieghevole è oggettivamente FIGHISSIMA!!!

Una volta che avete deciso di farvi questo regalo la prima scelta è tra qualità e prezzo. La più economica (siamo intorno ai 200€) la trovate da Decathlon ma dovrete rinunciare alle marce, alla comodità di chiusura e alla possibilità di portarla in mano dato che è priva del blocco che tiene la bici chiusa quando la trasportate. Se saliamo di prezzo i marchi che vi consiglio di tenere sott’occhio sono le americane Dahon che vi permettono un buon compromesso tra qualità e prezzo offrendovi una buona bici già con 400€. Se invece volete osare di più personalmente vi consiglio di orientare la vostra attenzione verso Londra e valutare una Bromton, sono più leggere, più agili in chiusura e soprattutto hanno un sistema di traino da piegate, tipo trolley per intenderci, che è un plus da non sottovalutare, ma il prezzo lievita e siamo almeno sui 900€.



In generale gli aspetti da tenere in considerazione nella scelta della bici pieghevole sono:

Peso: i vari modelli vanno dai 10kg ai 15kg. Pensate bene a quali sono le vostre necessità e abitudini (se abitate al 5 piano senza ascensore ad esempio) e anche alla vostra forza fisica. Pensate anche a l’uso che ne volete fare, se volete portarla in viaggio o se la userete solo per andare in ufficio.

Praticità di chiusura: ogni modello richiedere un tot di secondi per essere chiuso in base al numero di parti mobili o se dotato o meno di un sistema di chiusura automatica. Se avete bisogno di combinare la bici con l’uso dei mezzi pubblici è bene che la vostra bici si chiuda il più velocemente possibile altrimenti rischiate di perdere la metro.

Dimensione delle ruote: generalmente sono due le misure più diffuse da 16” e da 20”. Ovviamente la ruota più grande offre maggiore stabilità ma la bici piegata sarà più ingombrante, quindi di nuovo dovete pensare alle vostre necessità e abitudini, se pensate di piegarla molto spesso o meno.

In conclusione prima di iniziare la ricerca della vostra bici pieghevole pensate bene all’uso che ne farete, alle vostre abitudini e soprattutto a quanti soldini avete nel salvadanaio.

Claudio


mercoledì 5 febbraio 2014

Arte Ciclabile

Bologna 1984. Presso l’allora Galleria Civica d’Arte Moderna, l'avanguardia pittorica newyorckese sbarca nella città felsinea con la mostra “Arte di frontiera. New York Graffiti” alla quale parteciparono i protagonisti della Old School of New York tra cui Kenny Scharf, Keith Haring, Crash, John Ahearn, A One, Toxic, Jean-Michel Basquiat.
A questo evento si è ricollegato idealmente e storicamente l'anno passato il progetto “FRONTIER - La linea dello stile ” a cura di Fabiola Naldi e Claudio Musso, organizzato da “ALL WRITE” associazione culturale e patrocinato dal Comune di Bologna e dalla Regione Emilia-Romagna.

Il progetto è stato pianificato in due momenti complementari: il primo è constato nella realizzazione delle tredici opere murali di dimensione monumentale le quali hanno permesso non solo di valorizzare le periferie della città ma anche di porre sotto gli occhi di tutti il potere comunicativo ed estetico della Street Art e del Writing proprio nello spazio urbano in cui sono fioriti e da cui hanno da sempre tratto linfa vitale; il secondo momento si è basato sull'approfondimento teorico e critico del Writing e della Street Art, svoltosi durante un convegno internazionale ospitato dal MAMbo .
Quartiere Porto
Sempre a Bologna il tema del Writing e della Street Art è stato ripreso alla fiera d’arte indipendente “SetUp “durante l’incontro “Renaming Places. StreetArt e rigenerazione urbana” in cui si è discusso proprio sulla funzione di questi due generi nella valorizzazione di quegli spazi suburbani notoriamente collegati allo stereotipo di luoghi di disagio sociale degrado e abbandono.

Negli ultimi anni si è senza dubbio infittito il dibattito sui graffiti visti come simbolo di degrado cittadino, e allo stesso tempo come opportunità di riqualificazione e sopratutto di espressività urbana.
Bologna è sicuramente la concretizzazione di questa controversia apparentemente irrisolta fra opinione pubblica ed autorità, ora a favore ed ora in contro, alternativamente, e che ha visto nel capoluogo emiliano da un lato sorgere iniziative di promozione della Street Art ampiamente condivise, mentre dall'altro ha visto sollevarsi un nembo di dissenso specialmente verso l'operare degli artisti: come non citare il ben noto caso di Alicè, alias Alice Pasquini, multata da un vigile urbano per aver imbrattato un muro o il caso dei condòmini di via Pier De' Crescenzi quando insorsero contro i murales (autorizzati per Frontier fra l'altro) sui loro palazzi. Ed invece dall'altra parte della barricata chi non ricorda il caso del famosissimo murales di Blu del centro sociale Xm24 di Bologna , che sarebbe dovuto essere abbattuto per far spazio ad una rotonda che alla fine è stato letteralmente salvato dalle proteste collettive della popolazione?

In questo articolo non ci occuperemo però di questa diatriba ancora irrisolta, bensì in occasione dell'evento “Bici senza Frontiere” vogliamo proporvi un itinerario turistico/artistico alternativo , forse un po' hipster ( anzi, senza dubbio!) da svolgere proprio in bicicletta: quello dello Street Art tour.
Quartiere Bolognina

Per il Blog abbiamo intrapreso sfidando il freddo di fine Gennaio e le intemperie il tour per le periferie bolognesi: Quartiere Porto, Bolognina, San Donato, Fiera e poi quelli sparsi per il centro storico fra un portico ed un altro!
In 2 pomeriggi si è riusciti a visitare tutti i siti più interessanti, a poterli contemplare. Per l'itinerario ci siamo affidati ai consigli che si possono trovare on-line, i percorsi possibili sono tantissimi. Ecco qui quello che ci è piaciuto di più, http://www.nuok.it/bulagna/bologna-street-art-tour-i-migliori-murales-della-citta/ anche se forse vale la pena ripeterlo più volte per riuscire a scoprire anche le opere “minori” sparse per la città.

Questo è sicuramente un modo per fare del turismo che unisca il piacere di una bella e salutare pedalata in compagnia, un fine settimana ad impatto 0 e senza spostamenti dispendiosi, l'opportunità , totalmente gratuita, di apprezzare un'espressione artistica che parla di noi e delle grandi periferie delle nostre città e un modo per conoscere e riscoprire il luogo nel quale abitiamo, per viverlo in fine!

Del nostro tour personale ci è piaciuto anche osservare quali sono state le reazioni delle persone del quartiere: è stato incredibile per esempio come un anziano signore, subito dopo essersi lamentato dei lavori in corso in via Fioravanti che gli avrebbero fatto passare uno stradone proprio sotto casa, abbia lodato e ricordato quasi con “affetto” il lavoro del famosissimo Blu, o di come una simpatica vecchina ci abbia spiegato, preparatissima sulla materia, di come il murales in via Scipione del Ferro 21 di M-CITY racconti la storia del suo quartiere e di quella ferrovia che l'attraversa; al contrario siamo rimasti davvero sorpresi quando, mentre stavamo ammirando i lavori di ERON e DOES in via Michele Colonna, alcuni teenagers, pieni di piercing e collane dorate, pantaloni larghi più del doppio della taglia e ovviamente incollati ai propri Smartphone, si siano fermati a chiederci cosa stessimo facendo nel loro quartiere, e sopratutto che cosa stessimo fotografando; noi gli abbiamo risposto che eravamo venuti fin là per vedere le pareti disegnate dai due Writer, ebbene, hanno alzato la testa e sono rimasti senza parole: “Io questo non l'avevo mai notato, eppure ci passo davanti tutti i giorni”(ovviamente le citazioni sono state ampiamente ripulite da esclamazioni e slang vari che avrebbero potuto offendere la sensibilità di alcuni lettori). Incredibile che non si siano mai accorti dei monumentali murales che adornano il quartiere dove vivono, che parlano col linguaggio del loro tempo, no?!

Quartiere San Donato

Proprio su questo piccolo avvenimento mi sono fermato a riflettere e forse mi ha aiutato ad apprezzare di più questa forma nuova ed alternativa di fare un turismo, alla portata di tutti ma che allo stesso tempo permette di dare forma e sostanza, identità ed umanità a quelle aree della città che altrimenti risulterebbero dei non luoghi.

Stefano 

martedì 4 febbraio 2014

Intervista a Giovanni Simoni di Ri.Ciclo

In Via Urbana 10b a Bologna c'è una bottega un po' speciale dove Giovanni ripara e crea biciclette senza buttar via niente.

 Ascoltiamo i consigli di Giovanni che in questo periodo di crisi ha saputo reinventarsi e rispolverare un lavoro che era sulla strada della scomparsa.


Seguite il suo lavoro su FB Ri.Ciclo

lunedì 3 febbraio 2014

La naturalezza del pedalare

Oggi parleremo della ora mai tanto chiacchierata, BICICLETTA A SCATTO FISSO, tentando di sciogliere i dubbi piu comuni e dare consigli utili per l'autocostruzione del mezzo.



La scatto fisso ha un meccanismo senza marce. Vi è un solo rapporto, ed è a presa diretta: per intenderci, i pedali e la ruota posteriore sono “fissi” fra loro per cui è impossibile ( sempre che non si voglia morire prematuramente o in gergo "skiddare") smettere di pedalare o pedalare al contrario. Per essere ancora più chiari, è un po' come camminare: se si cammina in avanti il corpo si muoverà in avanti, se si smette di camminare il corpo immediatamente si fermerà e se si cammina all'indietro il corpo conseguentemente si muoverà all'indietro. Scusate la spiegazione decisamente ovvia, ma mi permette di farvi capire al meglio quanto questo meccanismo, di scatto fisso, vi permetta di essere un tutt'uno con la vostra bicicletta e di quanto in realtà sia più “naturale” l'utilizzo di bici del genere (semplicemente non siamo abituati a farlo)

Spiegato il meccanismo della presa diretta si può quindi intuire come le bici a scatto fisso abbiano una pulizia estrema sia nella forma sia nella meccanica, addirittura l'impianto frenante non diventa indispensabile, poiché vi basterà smettere di pedalare per fermarvi ( ovviamente è sempre consigliabile inserire dei freni se si è alle prime armi). Questo, a mio avviso, è uno dei motivi per cui queste particolari biciclette sono ritornate in auge a metà dagli anni 2000 grazie ai corrieri espressi, i quali macinano chilometri su chilometri per consegnare lettere, pacchi e chi più ne ha più ne metta in metropoli ipertrafficate come New York, Milano, Londra e Tokyo . Innanzi tutto perché, come tutte le biciclette, sono estremamente agili nel traffico cittadino , in seconda analisi hanno bisogno di pochissima manutenzione, a parte ovviamente le eventuali forature, ma sopratutto perchè sono bici talmente essenziali da pesare poco, costare ancora meno ed essere facilmente montate da chi poi vorrà scorrazzare libero tra gli ingorghi di Manhattan.

http://www.biascagne-cicli.it/
Tutti noi, bene o male, sappiamo comè composta una bicicletta e sappiamo anche quanto sia, alla fine, abbastanza semplice da assemblare, è per questo che vorrei riuscire, con questo articolo, a spronarvi a costruire nel garage, in salotto, sul letto di camera vostra con le vostre mani una bicicletta a scatto fisso; fidatevi da uno che l’ha fatto, passato qualche giorno salterete giù dal letto la mattina con la voglia di sporcarvi le mani di grasso e di bestemmiare allegramente quando un pezzo non si monta a dovere sul telaio. Per questione di tempo farò fatica a spiegarvi passo passo il montaggio di una bici a scatto fisso, ma potete sempre contare sul nostro benamato YOUTUBE e i suoi tutorial o magari su manuali facilmente reperibili in libreria, qui vorrei elencarvi 3 semplici consigli utili che vi potranno semplificare la vita durante il progetto:

CONSIGLIO N.1
Come tutti i progetti che si rispettino, prima di iniziare a comprare e costruire, PROGRAMMATE PRIMA IL TUTTO, STILANDO LA LISTA DEI PEZZI E DEGLI ATTREZZI CHE VI SERVIRANNO, IL TOTALE DELLE SPESE( lasciando sempre uno po' di soldini per gli imprevisti che, come è giusto che sia, fidatevi capiteranno) E UN IDEA GENERALE DI COME ESTETICAMENTE VORRETE LA BICI. sembra un consiglio del cazzo, ma vi potrà capitare che durante il montaggio della forcella vi sarete dimenticati di ordinare la serie sterzo (e li ci si incazza facili) oppure che il sellino che avete preso sta veramente di merda con il colore delle ruote. PROGRAMMARE AIUTA!! dato che vi voglio bene questa è lista completa dei pezzi che dovrete avere per costruire una bici a scatto fisso: - telaio e forcella - movimento centrale ( che deve essere scelto in base alla filettatura del telaio, francese o inglese) - guarnitura - pedali ( con fascette) - catena ( per bici a una velocità) - pignone (fisso) - ruote - camere d’aria - copertoncini - reggisella - sella - serie sterzo – ahead (oppure pipa) - manubrio.

CONSIGLIO N.2
NON SOTTOVALUTATE DETERMINATI PEZZI DELLA BICI, molto spesso si tende a spendere tanto per cazzate estetiche e molto poco su pezzi che vengono ritenuti (dato che non si vedono o si vedono poco) inutili. Quindi se prendete il movimento centrale made in china dal vostro fruttivendolo e fate fare la verniciatura da Kat Von D, non dite che non ve l’avevo detto quando vi ritroverete culi a terra perché il movimento centrale si è sciolto dopo aver pedalato sotto un’alluvione. Chiaramente esagero, però dato che i pezzi che si logorano su una bici (sopratutto scatto fisso) sono pochi, STATE ATTENTI A QUEI POCHI!! e dato che vi voglio veramente troppo bene i pezzi da tenere d’occhio sono: movimento centrale , mozzi delle ruote, guarnitura E LA MISURA DEL TELAIO!!

 CONSIGLIO N.3
Il consiglio numero 3 è quello a cui tengo di più, perché dopo aver costruito la bicicletta ( che sia a scatto fisso o single speed o una graziella fuxia) e averci quindi passato ore al suo fianco a sporcarvi di grasso le mani, a ordinare pezzi al telefono a un vecchio biciclettaio sordo, a incazzarvi perché il tubo reggisella era della misura sbagliata, FATE UN PASSO INDIETRO E GUARDATELA, guardatela come si guarda un bambino appena nato, immaginatevi le belle scampagnate nei giorni tiepidi di primavera e la velocità con cui riuscirete a sfiorare macchine imbottigliate in un pesante traffico e datevi una bella pacca sulla spalla perché avete appena costruito un mezzo che nel bene o nel male vi renderà più LIBERI E DECISAMENTE FELICI, anche quando sarete culo a terra dopo che il vostro movimento centrale da 4 soldi si sarà sciolto sotto la pioggia.




ELLEPI

domenica 26 gennaio 2014

ENVIRONMENTAL FOCUS

Cosa accadrebbe se la polluzione, che giornalmente la nostra frenesia di consumare contribuisce a generare, si manifestasse in maniera tangibile sotto i nostri occhi?
Se ogni rifiuto, ripugnante frutto delle nostre cattive abitudini, si riversasse dai luoghi lontani e periferici dove sono abbandonati, dimenticati, nella nostra quotidianità, nel nostro mondo?
In questo scenario terrificante in cui l'impensabile diventa reale e si materializza in tutta la sua spiazzante immanenza, prende vita la ricerca artistica di Alessandro Tucci, studente di Architettura di Pescara, da sempre appassionato di arti grafiche e in particolare di fotografia.
Ve lo presentiamo attraverso il suo ultimo progetto “ENVIRONMENTAL FOCUS”, un modo per riflettere su quali potrebbero essere le prospettive future se non decidiamo di cambiare i nostri stili di vita ecologicamente insostenibili.
Il consumatore Persona ve ne propone alcuni scatti e citazioni presenti nel lavoro, che ci accompagneranno ogni domenica per qualche settimana


lunedì 20 gennaio 2014

Tutti pronti per Bici Senza Frontiere

Ciclisti di tutta Italia stringete i freni e gonfiate le gomme. Tutti pronti per sabato 8 febbraio, l’appuntamento è in Piazza Maggiore a Bologna.

“Bici senza frontiere” è la manifestazione per il ciclista urbano stanco delle strade dominate dalle macchine e delle piste ciclabili impraticabili. La giornata è completamente dedicata a chi ha fatto della bicicletta il proprio destriero.

A partire dalle 12:00 di sabato 8 Febbraio incredibili giochi a squadre per i più coraggiosi:

Bike to school, zaino in spalla di corsa per portare i bambini a scuola prima della campanella

Bike to work, qualche simpaticone ha smontato la tua bici nottetempo, hai poco tempo per risolvere la situazione e correre a lavoro per timbrare il cartellino in orario

Bike in progress, quanto ne sai di bicicletta? Dimostra la tua preparazione!

Bike to sky, un gioco a sorpresa che ci lascerà tutti a bocca aperta



I meno competitivi indossino scarpe comode per il Cycle Dance Flashmob il primo ballo in coppia con la propria bicicletta.

Le iniziative sono numerose, verrà premiata la pista ciclabile peggiore e il migliore instagram taggato con l’hashtag #bicisenzafrontiere, sarà possibile affittare e riparare bici e far divertire i più piccoli con giochi pensati per loro dalle 13:00 presso il cortile di Palazzo D’Accursio

Alle 16:30 partirà la Crital mass che ci accompagnerà fino al b.u.c.o. di via Zago 11 per l’aperitivo

Anche il Consumatore persona promuove l’uso della bicicletta come mezzo per la riappropriazione degli spazi urbani ed è per questo che vi propone la “Settimana della bicicletta” per arrivare pronti all’8 febbraio.

Dal 3 al 7 febbraio vi parleremo ogni giorni della bicicletta è dei numeri aspetti in cui è declinabile.

Seguiteci


Per saperne di più: Bici Senza Frontiere


Claudio

mercoledì 15 gennaio 2014

Sharing Piano

Nell'atrio della Salaborsa di Bologna è spuntato un pianoforte; sopra un cartello, invita musicanti abili e meno abili a sedersi e dare prova della propria abilità. Una bella idea anti-crisi per chi ama fare musica e per chi è alla ricerca di una colonna sonora per le sue letture.







Claudio