martedì 4 marzo 2014

Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità

La notte del 29 giugno 2004 Palermo viene ricoperta di adesivi che riportano questa frase. La popolazione non ha idea di chi possa essere l’autore di questo attacchinaggio estremo, ed è incuriosita, tanto dalla misteriosità tanto dall'oggetto di questa protesta silenziosa. Certo i palermitani non si sarebbero mai immaginati che gli ideatori di questo atto potessero essere dei ragazzi poco più che ventenni. La storia di Addiopizzo nasce così. Sono passati dieci anni, e quello che sembrava un’idea irrealizzabile di un gruppo di giovani e diventato uno dei movimenti più importanti della lotta all’estorsione. A Palermo, e in gran parte della Sicilia, il pizzo è una realtà tanto radicata da sembrare “normale”, e anche se nessuno ne aveva ancora parlato, tutti sanno bene come funziona: ogni esercizio commerciale che ottiene un buon fatturato, se non è “raccomandato”, deve pagare il pizzo, altrimenti guai. Quello su cui la gente non riflette è che il pizzo, indirettamente, inconsapevolmente e soprattutto involontariamente, lo paghiamo un po’ tutti, ogni volta che acquistiamo qualcosa in questi negozi, che in un modo o nell’altro dovranno pur recuperare il quid pluris richiesto da certi gentiluomini. Per la Procura di Palermo, l’80% dei commercianti di Palermo paga il pizzo, la media regionale si attesta sul 70% . Il pizzo rappresenta solo il 16% dei guadagni illegali della mafia, a cui tutti contribuiamo. Addiopizzo ha cominciato con un adesivo 10 anni fa, e ha continuato, lanciando la sua campagna più importante: Contro il pizzo cambia i consumi . Si ha così il primo tipo di Consumo Critico legato all’estorsione: i consumatori decidono di orientare i propri consumi verso un'economia legale, premiando coloro che si oppongono al racket. Oggi le imprese e i negozi “pizzo-free” sono 845 a Palermo e provincia e i consumatori che li sostengono sono più di diecimila. Si tratta di un enorme risultato, che cresce giornalmente. Il vecchio detto “l’unione fa la forza” non è mai stato più azzeccato: i commercianti non si sentono più soli davanti all’ombra minacciosa della mafia, e decidono coraggiosamente di denunciare i loro estorsori, che non potranno mai vendicarsi su tutti. Non a caso è stata scelta come figura simbolo del comitato quella di Libero Grassi, imprenditore siciliano ucciso da cosa nostra per essersi opposto da solo ad una richiesta di pizzo. Il comitato ha redatto una mappa “pizzo-free” che riporta tutti gli esercizi commerciali aderenti, che si contraddistinguono proprio per l’adesivo con il logo di Addiopizzo, un simbolo che aiuta il consumatore critico a riconoscere il negozio “libero”. A partire dal processo Gotha, che vede tra gli imputati presunti alleati di Bernardo Provenzano, il movimento ha deciso di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia e estorsione, assistendo anche tutti i commercianti vittime di racket che prendono parte ai processi. Un grande sostenitore dei ragazzi di Addiopizzo è Pif, che dopo aver parlato del Comitato nelle sue puntate del Testimone , ha deciso di farsi aiutare da loro nella realizzazione del suo film “La mafia uccide solo d’estate”. Addiopizzo ha insegnato ai siciliani che insieme, alzando la voce, i potenti si possono allontanare, e che 

 “Un intero popolo che si ribella al pizzo è un popolo Libero”.

Flavia Amoroso